Shoah: i buoni e i cattivi esistono?

La Shoah è stata uno fra i più atroci crimini di guerra del XX secolo, ed è uno spaventoso esempio di quanto il genere umano possa essere malvagio con i propri simili. Per tali ragioni esiste la giornata della memoria: “per non dimenticare”.

Sebbene il ricordo è d’obbligo, conoscere l’Olocausto non ostacola il manifestarsi di un fenomeno simile: ad esempio, tutti pensano che la guerra sia sbagliata e che la pace sia l’obiettivo da raggiungere, anche chi la guerra la fa, ma di fatto la guerra non cessa. Ciò accade perché si pensa il Bene e il Male in termini dicotomici, nessuno pensa di appartenere alla seconda categoria ma alle “forze del bene”. In particolare, si tende ad attribuire le cause dei propri comportamenti positivi a caratteristiche personali (“ho aiutato una donna anziana ad attraversare la strada perché sono gentile”) e le cause dei propri comportamenti negativi a fattori esterni (“ho rubato i soldi di un altro perché mi trovo in una situazione economica difficile”). In realtà, è necessario riconoscere che il Male non è qualcosa di estraneo, bensì una caratteristica connotata alla natura di ogni singolo individuo.

Ora rispondete mentalmente a queste domande: infliggereste delle scosse elettriche ad un essere umano se una persona dotata di autorità ve lo chiedesse? Se sì, lo fareste anche sentendo la vittima urlare e supplicare di smettere? Secondo voi, quante persone potrebbero farlo?

Probabilmente, la vostra risposta alla prima domanda è “no”; chi ha risposto “sì” alla prima, risponderà “no” alla seconda; alla terza domanda, sicuramente avrete sottostimato il dato reale, e cioè quello che emerge dallo studio sull’obbendienza all’autorità di Milgram: il 65% persone a cui fu chiesto, dallo sperimentatore (autorità), di infliggere delle scosse elettriche ad una persona in un finto compito di apprendimento somministrò scosse di 450 volt sentendo la vittima urlare (in realtà era un attore). Ciò accadde perché i soggetti sperimentali entrarono in uno stato di eteronomia: si considerarono uno strumento dell’autorità, non individui dotati di coscienza e in grado di agire di propria iniziativa.

Maria Grazia CultreraImmagine1-300x289

Info

 

 

 

Bibliografia

Fletcherm G. J. O., e Ward, C., Attribution theory and process: a cross cultural perspective, Newbury Park, CA: Sage, 1988

Hogg, M. A e Vaughan, M. G., Essentials of social psychology, Pearson Education Limited, United Kingdom, 2010

Milgram, S., Obbedienza all’autorità, Milano, Bompiani, 1975

Palmonari, A., e Cavazza, N., Ricerche e protagonisti di psicologia sociale, Mulino, Bologna. 2003

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