La pubblicità virale e il “contagio”. Perché condividiamo?

Harlem Shake: è molto probabile che queste due parole vi ricordino qualcosa, e forse è possibile che vi strappino ancora un sorriso.
Video di questo tipo su internet si diffondono a incredibile velocità, come una vera e propria epidemia, e spingono a un desiderio quasi irrefrenabile di condividere.

Ma cos’è che distingue questi video dal mare di altri contenuti che invece rimangono anonimi, poco conosciuti?

La risposta, o almeno una parte di essa, è di recente arrivata dalla studiosa Rosanna Guadagno e dai suoi colleghi, i quali hanno per la prima volta compiuto lo scorso anno un’analisi sistematica del fenomeno. Dalle ricerche dell’ autrice risulta che l’elemento fondamentale che ci spinge a condividere questo tipo di contenuti, cosiddetti “virali”, è da rimandare alla fortissima carica emotiva che li contraddistingue.

E’ emerso quindi, dagli esperimenti, che video molto divertenti o in grado di suscitare grande rabbia o disgusto vengono condivisi più facilmente, seguendo il principio del contagio emotivo.

E’ molto più probabile, in generale, la condivisione di video che suscitano emozioni positive:

l’ipotesi della Guadagno è che questo avvenga perché preferiamo che ci ci sta intorno provi le nostre stesse emozioni, quando queste sono positive.

Dato interessante emerso nella stessa ricerca riguarda un caso particolare, ovvero quello dei video che generano emozioni negative: questi infatti vengono condivisi in misura ancora maggiore se la loro fonte è un membro di un gruppo sociale diverso dal nostro (ad esempio, uno studente di un’altra scuola). Sempre secondo la ricercatrice, questo avviene perché aiuterebbe a confermare un pregiudizio negativo sul gruppo esterno al nostro, sempre sotterraneamente presente nel nostro inconscio.

Inutile dire che la pubblicità ha presto capito il trucco, impegnando grandi risorse nel marketing virale: una particolare forma di marketing che si concentra proprio sulla creazione di contenuti ad altissimo carico emotivo, in cui il messaggio promozionale occupa un ruolo apparentemente secondario, ed è proprio per questo associato molto più facilmente alle emozioni positive mostrate al pubblico.

Riccardo Calandra cropped-immagine2.png

Info

 

 

 

Bibliografia

Inzani, L., Cazzaniga, I., Martelli, D., Salina, P., R., “Il contagio emotivo: quando le emozioni “passano” tra le persone”, in ACP – Rivista di Studi Rogersiani, 2004

Guadagno,R., E., Rempala, D., M., Murphy, S., Okdie, B., M., “What makes a video go viral? An analysis of emotional contagionand Internet memes, Computers” in Human Behavior 29, 2013

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