Ricordarsi vittima di un rapimento mai esistito: è possibile creare falsi ricordi?

 

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Il primo ricordo cronologico dello psicologo svizzero Jean Piaget risaliva ad un rapimento subito all’età di due anni. Di questo episodio Piaget ricordava dettagli confermati ripetutamente dalla governante e dai membri della famiglia. Piaget era quindi convinto di ricordare l’evento. In realtà, il rapimento non era mai avvenuto, era solo frutto dell’invenzione dei parenti. A riguardo Piaget scrisse: «Devo dunque aver sentito, da bambino, il resoconto di questa storia e devo averlo proiettato nel passato nella forma di una memoria visiva, che è la memoria di una memoria, ma è falsa».

E’ quindi possibile creare falsi ricordi? Se si, da dove si originano?

I ricordi si originano a partire dalle tracce della memoria a lungo termine, situate nelle varie aree cerebrali, che vengono ricomposte secondo una forma più o meno coerente.

Il ricordo degli eventi è ricostruito in base agli schemi e alle strutture cognitive utilizzate nel momento della percezione di un avvenimento. Di conseguenza, attraverso un processo di selezione e di elaborazione, nel momento della riproduzione di un evento in memoria sono possibili sia omissioni, sia distorsioni.

Molti psicologi hanno analizzato la natura dei ricordi elaborati nella memoria e l’attendibilità di questi ultimi, distinguendo i ricordi precisi e veritieri dai falsi ricordi, e molte sono le ricerche che negli ultimi anni si sono diffuse sull’argomento. In particolare, l’interesse verso i falsi ricordi si è sviluppato a partire dagli anni ’90 del ventesimo secolo negli Stati Uniti, con l’emergere, in numerose sedute di psicoterapia, di ricordi circa abusi sessuali avvenuti precedentemente. La veridicità di tali ricordi è stata poi smentita. È stata chiamata la “Sindrome dei falsi ricordi”.

I falsi ricordi si allontanano dai ricordi precisi, possono essere considerati sia delle distorsioni dell’esperienza reale, sia ricordi di eventi che non si sono mai verificati, ovvero illusioni. Possono essere suddivisi in:

  • falsi ricordi testimoniali: un evento a cui si è assistito è ricordato in modo distorto o parziale. Ne sono particolarmente colpiti i testimoni oculari a seguito di incidenti o di gravi avvenimenti;
  • falsi ricordi autobiografici: si crede di aver vissuto in prima persona un evento, in realtà totalmente inventato.

Per comprendere l’origine dei falsi ricordi sono stati sviluppati molti paradigmi sperimentali, tra i quali il “Paradigma della disinformazione” elaborato da Elizabeth Loftus.

Loftus, psicologa statunitense, ha messo in evidenza l’effetto della disinformazione a cui sono esposti i testimoni di un determinato avvenimento o di un’esperienza personale, che conduce alla suggestione e alla creazione dei falsi ricordi. Per dimostrare sperimentalmente il paradigma, la Loftus ha sottoposto un gruppo di soggetti ad un esperimento: in un primo momento è presentato un avvenimento sotto forma di film o diapositive al quale, successivamente, è aggiunta una descrizione caratterizzata da informazioni fuorvianti. Tali informazioni false, aggiunte nel secondo momento dell’esperimento, hanno un effetto decisivo sui partecipanti che, suggestionati dai dettagli erronei, credono e raccontano di averli percepiti nel momento della proiezione non consapevoli della falsità degli stessi.

Cito due degli studi condotti dalla psicologa Loftus che aiutano a comprendere come si creano i falsi ricordi:

  1. “Lost in the mall”, creazione di un avvenimento mai avvenuto: lo scopo dell’esperimento è di mettere in evidenza i falsi ricordi autobiografici. I partecipanti sono invitati a guardare cinque pagine relative ai loro ricordi di infanzia, tra i quali c’è un falso ricordo, creato dal ricercatore. Il 25 % dei partecipanti hanno descritto dei dettagli di questo avvenimento “falso”, da loro considerato reale. Dopo un momento di discussione guidata, alcuni di essi non riescono più a ricordare di aver vissuto questo avvenimento;
  2. Loftus ha condotto un’altra esperienza con Braun, KA, Ellis: Bugs Bunny, creazione di un avvenimento impossibile: è stato implementato un falso ricordo, completamente impossibile. I partecipanti sono invitati a valutare una pubblicità inverosimile al parco Disney, dove è presente Bugs Bunny. Evento impossibile in quanto è un personaggio appartenente a Warner Brows. Ciò nonostante, il 16 % dei personaggi ricorda di aver visto“veramente” Bugs Bunny al parco Disney.

Quali sono i processi cognitivi che permettono l’origine dei falsi ricordi? Secondo la Loftus, a livello cognitivo la traccia dell’avvenimento originale è distrutta o modificata dall’informazione nuova, poiché le due coesistono in memoria. I partecipanti al suo esperimento, non potendo identificare quella corretta, ricordano l’informazione errata. Inoltre, due sono le teorie elaborate per rispondere a tale quesito: la teoria degli errori “Source monitoring framework”, monitoraggio della fonte, di Marcia K. Johnson (1993) e la teoria della “Fuzzy trace”, traccia sfocata, di Charles J. Brainerd (1995).

La prima teoria riguarda il processo attraverso il quale distinguiamo i falsi ricordi da quelli veri:

1) “controllo della realtà”, che permette di determinare se l’avvenimento di cui abbiamo ricordo è realmente accaduto o è frutto di processi mentali (pensieri, inferenze, immaginazioni);

2) verifica se l’avvenimento che ricordiamo proviene da una fonte interna, quindi da un pensiero, o da una esterna, ad esempio qualcosa che abbiamo udito o visto.

Secondo i ricercatori, i Falsi Ricordi provengono da errori di attribuzione della fonte, cioè non si ha chiara l’origine del ricordo a causa di similitudini e di carenza di informazioni. La seconda teoria si basa sull’idea che i ricordi siano disposti nella memoria in due differenti modi: l’esperienza è trattenuta simultaneamente sia secondo un piano composto da dettagli precisi, il “verbatim-trace”, sia secondo uno più globale, il “gist-trace”. In base alla scelta della traccia a cui ci si affida, si ha una variabile possibilità di generare un falso ricordo: la “gist-trace” è più suscettibile ad un falso ricordo rispetto alla “verbatim-trace”.

In conclusione, si può affermare che è possibile creare falsi ricordi, perché a livello cognitivo i ricordi possono subire delle modifiche: possono risultare distorti e relativamente fedeli alla realtà o illusori, e quindi non reali. Inoltre, i ricordi sono influenzati da molteplici aspetti: sia da fattori esterni, quindi i condizionamenti subiti dalle false informazioni che subentrano successivamente o dalla suggestione a cui siamo soggetti, sia da fattori interni, ovvero pensieri o immaginazioni e dalla modalità attraverso la quale recuperiamo la traccia lasciata dall’esperienza.

Cristiana De Porcellinis

Bibliografia

L. Maraccino, Faux Souvenirs et niveaux de traitement avec le paradigme DRM, Université de Nantes UFR de Psychologie, 2009

Y. Corson, N. Verrier, Les faux souvenirs, De Boeck, 2014

A. D’ambrosio, P. Supino, La sindrome dei Falsi Ricordi, FrancoAngeli, Milano, 2014

Sitografia

http://paduaresearch.cab.unipd.it/3629/1/Processi_che_sottondono_alla_creazione_dei_falsi_ricordi.pdf.

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