Tracciato, presente e futuro: il limite è il confine.

Il confine è qualcosa che ordina, geograficamente, giuridicamente e culturalmente la vita degli esseri umani. Anticamente aveva una forte connotazione sacrale, tanto da poter essere relegato ad una divinità (come il dio Terminus tra i romani, o Cardea, che tutelava le soglie), a numerosi Santi cristiani, ancora oggi patroni dei luoghi e delle città e infine delimitato da certe azioni rituali [cfr. Hani, 1996].

Oggi invece?

Eric Hobsbawm, storico britannico, osserverebbe la sacralità del confine attraverso il grado di conservatorismo che un popolo-nazione assume col fine di conservare e poi trasmettere il valore eccezionale che esso racchiude in sé [cfr. Hobsbawm, 2002], ovvero la nazione stessa, con lo scopo di assicurarlo dal rischio dell’alterazione e sottrarlo alla possibilità della manipolazione da parte dell’altro [cfr. Bauman, 2014].

Il confine però è anche una parola, che viene scelta e utilizzata attraverso le sue analogie come fossero sinonimi, quali “limite”, “frontiera”, “qua/là”, “qui/lì”, “io/loro”. Oltretutto, all’apparenza, sembrerebbe qualcosa atto a separare, ma è anche un simbolo deciso a mettere insieme due realtà, come nei riti di passaggio evidenziati da Van Gennep [cfr. Van Gennep, 2012]. Per i Greci, invece, l’horos, che oggi indica ancora la frontiera, separava due terre, ma indicava anche la pietra che segnava il punto più estremo conosciuto di una stessa terra [cfr. Romizi, 2006], il suo limite. Il bisogno di porre un limite alla realtà era in corrispondenza con la necessità di dover controllare la realtà senza confine (ovvero l’infinito) includendola entro due punti estremi. Questo perché l’intimo timore che governava i greci (ma anche i romani) era che, senza il controllo dell’uomo sulla storia, tutto ritornasse nella condizione di caos [cfr. De Sanctis, 2015].

È possibile quindi osservare che, come è stato accennato in precedenza, il confine (o meglio, i confini) avesse il compito di conservare l’esistenza ordinata dell’uomo. Inoltre, horos è anche la pietra. La pietra è un oggetto tangibile ed è anche il simbolo che marcava la separazione stessa di due terre [ivi]. La sua importanza nell’atto di separare è descritta dal poeta romano Ovidio durante l’incontro di due persone provenienti da parti opposte e segnate da tale pietra, alla quale il poeta si riferisce con il nome del dio Terminus. Porre un dio nelle sembianze di un simbolo materiale vuol dire porre l’uomo dinanzi alla totale alterità che, espressa dalla propria «inorganicità», diviene simbolo di fissità e di garanzia affinché tutto rimanga immobile [cfr. De Sanctis, 2015], quindi controllabile.

Il confine è questo, ma non solo.

Può essere pensato egualmente come una convenzione atta a coordinare la società e ad unire le persone nella stessa [cfr. Li Causi, 2018], ricreando in questo mondo un proprio interno identificabile come uno spazio. La stessa accezione di “spazio” è un termine abbastanza fuorviante in italiano se non restituito ad un preciso contesto. Preso da sé rimanderebbe a tutto ciò che ad una persona verrebbe da pensare, ad esempio lo spazio come universo, che divide, che ci separa o ci unisce, oppure definito o da proteggere [cfr. La Cecla, 2012].

La stessa parola che si utilizza per posizionarsi nello spazio, ovvero “qui”, è abbastanza ambigua perché definisce una porzione di contesto qualsiasi e sempre in movimento per tramite delle continue e casuali relazioni [cfr. Rastello, 2010]. Perciò, “qui” orienta e definisce la propria posizione rispetto al tutto, certo, ma ha soprattutto la funzione di garantire alla persona l’azione entro coordinate ordinate che gli permetterebbero di orientare la propria esistenza le quali, in assenza di un confine, si disperderebbero all’interno di uno spazio qualsiasi, senza alcuna possibilità di controllo [cfr. Barchiesi, 1994]. Quindi, il confine può essere inteso infine come una linea (limes per i latini) che incide sia materialmente che no, tra i cui scopi c’è anche quello di ordinare la realtà separandola da sé stessa in una porzione di spazio controllabile [cfr. Popper, 2014]. Controllabile e in particolar modo volto a proteggersi sia dalla storia che dagli «stranieri alle porte» [Bauman, 2014: 1]; sia dall’interno che dall’esterno.

Così, questo oggetto d’esame viene a rappresentare una plurisemantica traccia delebile del percorso dell’umanità: il mantenimento dell’ordine oppure degli spazi; la definizione di un io/tu; la messa in sicurezza un paese nel farlo sentire un popolo. Il rapporto tra incontro e scontro che il confine raccoglie in sé starebbe avendo come risultato lo scontro, dove c’è un popolo (e in esso la persona) che si costituisce intorno a sé stesso creando, anche senza volerlo, la linea di confine: è la frontiera, anche se ciò non è nelle intenzioni, che crea il nemico [cfr. Kolnai, 2015].

Damiano Pro

 

Bibliografia

Barchiesi, A., Il poeta e il principe, Laterza, Roma, 1994.

Bauman, Z., Stranieri alle porte, Laterza, Bari, 2016.

Bettini, M., Il ritratto dell’amante, Einaudi, Torino, 1992.

Bourdieu, P., Per una teoria della pratica. Con tre studi di etnologia cabila, Raffaello Cortina, Milano, 2003.

Bruno, G., De l’Infinito, Universo e Mondi, Harmakis, Cavriglia, 2018.

De Martino, E., Morte e pianto rituale. Dal lamento funebre antico al pianto di Maria, Bollati Boringhieri, Torino, 2009.

De Sanctis, G., La logica del confine. Per un’antropologia dello spazio nel mondo romano, Carocci, Roma, 2015.

Hobsbawn, E., Nazioni e nazionalismi. Programma, mito, realtà, Einaudi, Torino, 2002.

Kolnai, A., The War against the West Reconsidered, Routledge, Londra, 2019.

La Cecla, F., Mente locale. Per un’antropologia dell’abitare, Elèuthera, Milano, 2011.

Leogrande, A., La frontiera, Feltrinelli, Milano, 2019.

Li Causi, L., Uomo e potere. Una introduzione all’antropologia politica, Carocci, Roma, 2013.

Ovidio, P., Fasti, Rizzoli, Milano, 1998.

Platone, Il Simposio, Laterza, Roma, 1993.

Popper, K., La società aperta e i suoi nemici, Armando Editore, Roma, 2014.

Rastello, L., La frontiera addosso. Così si deportano i diritti umani, Laterza, Roma, 2010.

Romizi, R., Greco antico. Vocabolario greco-italiano etimologico e ragionato, Zanichelli, Bologna, 2006.

Remotti, , Luoghi e corpi. Antropologia dello spazio, del tempo e del potere, Bollari Boringhieri, Torino, I993.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.