Esiste il libero arbitrio?

 

Or ti piaccia gradir la sua venuta: Libertà va cercando, ch’è sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta” diceva Virgilio presentando il grande Catone Uticense nel primo canto del Purgatorio, uomo di immensa rettitudine che preferì perdere la vita piuttosto di abiurare la propria libertà politica alla nascente dittatura cesariana.

La valenza storico-sociale della libertà e del libero arbitrio si palesa da sempre ai nostri occhi. Ciò che abbiamo posto come fondamento di una società liberale e democratica, potrebbe apparire come solido, consolidato, una verità semplicemente constatata: è così?
Il problema del libero arbitrio oltre a essere ostico di per sé si collega ad altri complessi interrogativi. Pensiamo per esempio a come sia cambiata la concezione di libertà quando Nietzsche e Freud gettarono luce su un altro concetto: l’inconscio. Non si può trattare questa tematica senza trattare quasi simultaneamente tutte le altre (mente, coscienza, rapporto tra libertà e responsabilità solo per citarne alcune). Non sorprende quindi che sia stato ambito di riflessione di molteplici campi del sapere.

Ma qual è il nocciolo del problema?

Partiamo da una considerazione: «tutte le leggi fondamentali conosciute della natura sono o deterministiche o casuali» [Hossenfelder, 2014]. Se le nostre decisioni future sono orientate dal passato, dalla casualità o da entrambi, converremmo nel sostenere che il libero arbitrio, almeno come lo intendiamo noi, non esiste.

Uno degli studi più famosi in tal senso fu svolto da Libet (1980). Al soggetto veniva chiesto di compiere una semplice azione (muovere un dito) senza deciderla preventivamente mentre la sua attività elettrica veniva registrata attraverso l’elettroencefalogramma. I dati mostrarono che mentre l’azione diventava realmente cosciente a 200 ms prima del movimento del dito, l’attività neurale iniziava ben 500 ms prima, ovvero 300 ms prima che diventasse consapevole al soggetto. Schiller e Carmel nel loro articolo (2011) hanno evidenziato che ci sono popolazioni di neuroni, nell’area motoria supplementare, che si attivano un secondo prima che ci sia consapevolezza di produrre un movimento. Interessante sono inoltri alcuni studi effettuati sulla “confabulazione” (Wegner 2002).

Quando a dei soggetti ignari viene stimolata la corteccia motoria attraverso una scarica elettrica tale da provocare l’alzata di un braccio si assiste infatti a un curioso fenomeno. Chiedendo a loro il perché di quell’azione, le risposte erano tra le più bizzarre: alcuni risposero che lo volevano alzare, altri che salutavano un simpatico dottore.

Ma come interpretare questi studi?

Certamente, sia da un punto di vista metodologico che concettuale, non possono essere risolutivi della questione. Detto ciò appare plausibile propendere verso una riconcettualizzazione del libero arbitrio piuttosto che a una sua rinuncia tout court, abbandonando innanzitutto l’idea classica che esista una sorta di scissione all’interno della persona, nella quale “qualcosa” trascenda le leggi naturali (che ostacolano la nostra libertà) e contro di loro “combatta” (che è poi un’altra versione del dualismo mente-corpo cartesiano). Parimenti concetti come intenzionalità e volontà sono costituenti di ogni nostra azione.

La necessità dell’uomo di sentirsi agente, in grado quindi di compiere azioni che si contraddistinguano per intenzionalità e senso si palesa nell’esperimento citato da Wegner.

Dennet (2003) negando l’idea classica sopra accennata, definisce il libero arbitrio una proprietà variabile (nel senso che varia non solo individualmente ma anche socialmente e storicamente) piuttosto che binaria (i.e il libero arbitrio esiste vs il libero arbitrio non esiste), coincidente con la nostra capacità di percepire, decidere e mettere in atto delle scelte. Questa facoltà secondo l’autore si sarebbe sviluppata negli organismi viventi durante la loro evoluzione dando luogo a capacità di adattamento sempre più efficaci.

Andrea Selva

 

Bibliografia

Dennet, D.,C, L’evoluzione della libertà, Raffaello Cortina, Milano, 2004.

Libet, B., Mind Time. Il fattore temporale nella coscienza, Raffaello Cortina, Milano, 2007.

Wegner, D., The Illusion of Conscious Will, The MIT Press, Cambridge (Mass), 2002.<iframe 

Sitografia

Carmel D., Schiller D., How Free Is Your Will? A clock face, advanced neurosurgery and startling philosophical
questions about the decision to act (22/03/2011) in http://www.scientificamerican.com/

Hossenfelder S., 10 Misconceptions about Free Will (02/01/2014) in http://www.backreaction.blogspot.it.

 

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