Stimolare lo sviluppo cognitivo nei bambini: quali strategie?

 

Un aspetto particolarmente rilevante quando si parla di sviluppo infantile riguarda l’importanza di favorire lo sviluppo cognitivo. In realtà ancora oggi i ricercatori non sanno stabilire con esattezza quanto le nostre doti intellettuali siano influenzate dal patrimonio genetico e quanto dall’ambiente, inteso come luogo di crescita con tutti gli stimoli annessi. Tuttavia gli input ambientali sono certamente un aspetto di rilievo se si considera che talvolta alcuni deficit cognitivi non sono imputabili a problemi genetici né organici, e sono quindi da attribuire da un’inappropriata quantità o qualità di stimoli ricevuti .

Il periodo infantile, infatti, è un periodo estremamente generativo per quanto riguarda lo sviluppo di capacità, ma questa predisposizione si riduce negli anni. Ciò deriva dal fatto che a circa 12 anni inizia un processo definito “potatura neuronale”: in sostanza vengono ridotti i circuiti neuronali che non sono stati utilizzati; ne consegue una sempre minore attitudine ad apprendere, motivo per cui, ad esempio, i bambini – a differenza degli adulti – sono in grado di imparare con facilità e senza alcuna inflessione una seconda lingua. È quindi fondamentale che fin dai primi anni di vita vengano favorite in modo adeguato le capacità cognitive.

Come favorire ulteriormente lo sviluppo nell’infanzia?

Di questo argomento si sono occupati numerosi studiosi, tra cui spicca Piaget, il quale si è occupato degli stadi di sviluppo cognitivo. Sebbene la teoria degli stadi di sviluppo abbia ricevuto alcune critiche, sono ancora attualissimi i suoi suggerimenti:

  • Considerare le conoscenze e i modi di ragionare del bambino: è importante ricordare che i bambini non hanno una mente vuota, ma hanno molte idee che riguardano, ad esempio, tempo, spazio e causalità. Occorre cercare di comprendere i modi di ragionare per portarli a forme più evolute di pensiero. Può essere utile anche analizzare gli errori che vengono commessi nel ragionamento, anziché soffermarsi solo sulle risposte corrette.
  • Facilitare l’apprendimento anziché guidarlo: si possono creare situazioni in cui si promuove il pensiero e la scoperta da parte del bambino. L’educatore, in queste occasioni, si può limitare ad ascoltare e porre domande per favorire una migliore comprensione, evitando di sostituirsi ad esso inibendo così la necessità di sviluppare strumenti propri.
  • Promuovere il benessere intellettuale dei bambini: questo significa che non bisogna forzare il bambino; lo sviluppo cognitivo deve comunque avvenire in maniera spontanea. È bene che i bambini non siano messi sotto pressione per accelerare il loro sviluppo intellettuale.

Un altro pensatore che si è interessato in modo approfondito allo sviluppo cognitivo è stato Vygotskij. In particolare lo studioso ha enfatizzato l’importanza del linguaggio e della comunicazione nello sviluppo del pensiero. Questa posizione è stata in parte messa in discussione, in quanto non sempre ad una buona proprietà di linguaggio coincidono le stesse capacità logiche; tuttavia molti studi hanno confermato che esista una correlazione tra i due aspetti.

Queste le principali indicazioni di Vigotskij:

  • Far degli esempi: un tempo non molto lontano si riteneva che insegnare coincidesse con far memorizzare, così l’insegnamento aveva come motto “repetita iuvant” ossia “giova ripetere”. Oggi, al contrario, si ritiene importante la comprensione, più della memorizzazione, e per questo motivo è necessario che gli educatori spieghino ai bambini le cose tramite esempi concreti, cosicché i concetti vengano compresi.
  • Tenere conto della zona di sviluppo prossimale: l’educatore deve valutare le capacità del bambino per sapere quanto è necessario aiutarlo; successivamente dovrà sostenerlo nell’apprendimento, ma senza sostituirsi a lui ; In questo modo il bambino dovrà utilizzare il più possibile le sue risorse, ma allo stesso tempo verranno ampliate le sue possibilità di apprendimento rispetto a quanto sarebbe stato senza un sostegno adulto. 
  • Lavori di gruppo o uso di compagni più esperti: è utile far fare ai bambini dei lavori a gruppi o farli collaborare con bambini più abili. Questa indicazione è valida anche al di fuori del contesto scolastico: pensiamo ad esempio all’aiuto che può fornire un fratello maggiore o un amico più esperto in un ambito.

In aggiunta ai suggerimenti di questi autori classici, si possono sommare altre considerazioni che trovano il sostegno la comunità scientifica:

  • Essere dei compagni di conversazione attivi: fin quando il bambino è molto piccolo è importante parlargli molto; è necessario farlo in modo corretto così che il bambino possa adeguarsi al modello linguistico presentatogli;
  • Sforzarsi di spiegare: talvolta i bambini pongono interrogativi ed è importante sfruttare questa curiosità per spiegare loro la realtà in maniera semplificata, senza farsi intimorire dal fatto che possano non comprendere. Quale miglior modo per comprendere la realtà e aprire la sua loro mente?
  • Fiabe e narrazioni di vita reale: come ha messo in luce Jerome Bruner, il genere umano ha una naturale tendenza ad apprendere tramite narrazioni. Narrare significa favorire l’apprendimento di numerosi significati in modo semplice e piacevole anche per bambini molto piccoli. Questa intuizione è stata confermata da numerosi studi.

Per concludere, uno degli aspetti di maggiore rilevanza utile a favorire lo sviluppo delle capacità intellettive è che il bambino sia coinvolto in attività che implichino un impegno cognitivo, senza però dimenticare il valore del gioco ricreativo. È importante che il minore abbia anche degli interessi , in modo che sia mosso autonomamente dalla motivazione ad apprendere. Non devono esserci imposizioni, ma è opportuno proporre al bambino alcune attività, permettendogli di scegliere liberamente. Alcuni esempi sono giochi da tavolo, di costruzioni, la lettura di romanzi infantili, ma anche libri istruttivi tra i quali scegliere l’argomento secondo le inclinazioni del soggetto. Alcune ricerche, ad esempio, hanno documentato come il gioco degli scacchi abbia contribuito ad un miglioramento significativo delle capacità logico-matematiche in bambini delle elementari ai quali erano state spiegate le regole e che avevano iniziato a giocare con continuità; questo a dimostrazione del fatto che non bisogna temere di proporre attività intellettualmente impegnative, ma che la cosa importante è proporle nel modo corretto. Seguendo le strategie elencate si facilita il bambino ad acquisire capacità logiche, che sono ben diverse da un semplice “addestramento” su compiti specifici (come per esempio saper scrivere), e che quindi, porteranno benefici al minore sul medio-lungo periodo.

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Info

 

 

Bibliografia

Aureli, T. e Perucchini, P. (2014), Osservare e valutare il comportamento del bambino, Il Mulino editore, Bologna

Santrock, J. W. (2012) a cura di D. Rollo, Psicologia dello sviluppo, McGrw-Hill Education, Milano

Baron N. (1992), Growing up with language, Addison-Wesley Publishing Company

Trinchero R., (2012). Gli scacchi, un gioco per crescere. Sei anni di sperimentazione nella scuola primaria, Franco Angeli Editore

Sitografia

D.Diodoro, il Corriere della Sera, pediatria, http://www.corriere.it/salute/pediatria/15_ottobre_16/adolescenti-grande-potatura-come-perche-mente-cambia-398405e2-73eb-11e5-846d-a354bc1c3c5e.shtml

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