L’antropologo va a scuola

Anno 2020: si è tornati a parlare di scuola. La pandemia da covid-19 ha chiamato le istituzioni a una riorganizzazione della scuola, ma anche a domandarsi cosa essa sia e come dovrebbe essere. Fronteggiare l’emergenza sanitaria è evidentemente prioritario ma non possiamo tralasciare altri aspetti e fattori sempre più presenti e radicati nelle istituzioni scolastiche: quelli d’interculturalità, multiculturalismo, inclusione e integrazione.

Potrebbe l’antropologo offrire un supporto alla scuola?

Forse sì in tema di interculturalità. Come afferma Fabio Dei, l’antropologia culturale è una scienza dell’educazione poiché «essa ha a che fare con il concetto di cultura»[1] [Dei, 2011:11] e per “cultura” intendiamo lo sviluppo della personalità dei bambini, e in genere degli esseri umani, sia nella dimensione fisio-psicologica, considerata fondamentale, sia nella meno considerata dimensione antropologica [bidem]. La cultura infatti è costitutiva del soggetto umano e le pratiche quotidiane, i rapporti di parentela, il linguaggio e le forme di comunicazione, tutte cose che riteniamo “naturali”, hanno invece una base culturale e «ce ne accorgiamo nel raffronto con altre forme di civilizzazione – cioè altri modi di essere umani» [Ivi, p.12] in contesti come la scuola.

In una “società liquida [2]” in continuo cambiamento, in una costante tensione verso chi è diverso da noi proprio la “diversità culturale” è soggetta a perpetue trasformazioni: la rivendicazione della propria tradizione culturale è spesso la più diffusa reazione al processo della sub-modernità e si esprime in varie forme, a volte radicali e aggressive, altre volte pacifiche e costruttive, come mostrano alcuni esempi tratti dalla vita quotidiana di contesti quali appunto la scuola [3] dove le “differenze” che fanno irruzione con gli studenti che chiamiamo “migranti” o figli di migranti presentano peculiari difficoltà sul piano della comunicazione linguistica ma non solo. In generale l’integrazione di studenti che partono da diversi presupposti culturali e vengono da storie e ambienti di vita eterogenei genera la necessità di affrontare pregiudizi e stereotipi e in questo senso «l’antropologia culturale diventa imprescindibile per arginare le derive discriminatorie generate dalle chiusure identitarie, dalla naturalizzazione delle differenze, da un razzismo che a tutt’oggi serpeggia con evidenze drammatiche in Italia, in Europa, nel Mondo» [Faranda, 2018: 5].

Come dice Maria Callari è urgente individuare e lavorare in un luogo dove le giovani generazioni sviluppino la consapevolezza che tutti i gruppi umani si trovano oggi di fronte a un bivio: stabilire un equilibrio tra tutte le differenze che popolano il pianeta, affinché si crei tra di loro un dialogo o accettare di acuire sempre più le lacerazioni che già ci dividono, con il pericolo di vivere in una continua guerra, una continua minaccia di distruzione e annientamento»[Callari, 2000:101] e quale luogo se non la scuola è più adatto a “gestire questo incontro”, a sviluppare dei percorsi tesi ai rapporti interculturali? Se alcuni tra i più tipici nonluoghi [4] (aeroporti, centri commerciali etc.) costituiscono il nuovo terreno degli antropologi, la scuola si presenta come un iperluogo [5] un campo di osservazione privilegiato per l’analisi del nostro mondo multiculturale.

Antropologi & Docenti

Se si tratta di fornire agli alunni quegli strumenti che gli consentiranno di affrontare la complessità della società contemporanea: autonomia di pensiero, consapevolezza, senso critico e capacità di usare le conoscenze per interpretare la realtà, un antropologo che fosse ingaggiato per osservare il contesto della singola scuola potrebbe orientare in modo ottimale la progettazione di interventi in programmi interculturali insieme ai docenti stessi. L’approccio antropologico della “osservazione partecipante”, del mettersi in ascolto, la restituzione di senso delle “logiche conversazionali” e l’interpretazione delle “posture” attraverso l’etnografia, che comprende teorie e pratiche dirette all’analisi, alla documentazione e alla gestione dei fattori culturali che spiegano i fenomeni di socializzazione e i processi di apprendimento può offrire ricchi contributi all’esplicitazione di nuove strategie verso un’educazione interculturale.

Considerando il parere di un esperto antropologo già durante la fase di programmazione d’istituto, sarebbe possibile ideare strategie d’integrazione e risoluzione di possibili conflitti interculturali?

Se crediamo che gli esseri umani debbano poter vivere in un ambiente che li educhi al pluralismo «rivolgere gli strumenti dell’analisi culturale alla vita quotidiana e al contesto comunicativo che vivono le allieve e gli allievi nelle aule ci permette di aprire l’azione delle istituzioni scolastiche a nuove prospettive» [Callari, 2000:96].

La presenza di antropologi e antropologhe come figura costante di supporto alla classe docente potrebbe rappresentare una svolta per la scuola italiana ed europea per promuovere la conoscenza dell’alterità in tutte le sue forme, fronteggiare fenomeni di esclusione e favorire processi d’inclusione e integrazione sociale.

Anastasia Francaviglia

 

[1] Sul concetto di cultura riprendiamo la definizione di Edward B. Tylor: «La cultura, o civiltà, è quell’insieme complesso che include le conoscenze, le credenze, l’arte, la morale, il diritto, il costume e qualsiasi altra capacità e abitudine acquisita dall’uomo in quanto membro della società» [Primitive Culture, 1920].

[2] Concezione sociologica coniata da Zygmunt Bauman che considera le esperienze individuali e le relazioni sociali segnate strutture che si compongono, decompongono e ricompongono rapidamente.

[3] In particolare su alcune ricerche condotte in scuole primarie italiane a fronte di progetti di accoglienza, mediazione e integrazione in classi affollate di bambini migranti di prima o seconda generazione si veda FARANDA, L., (a cura di) Non uno di meno. Diari minimi per un’antropologia della mediazione scolastica. Armando Editore, Roma, 2004.

[4] L’antropologo Marc Augé definisce i nonluoghi in contrapposizione ai luoghi antropologici, come tutti quegli spazi non identitari, relazionali e storici ad esempio aeroporti, autostrade, centri commerciali, outlet ecc. I nonluoghi sono prodotti della surmodernità incentrati solamente sul presente e rappresentativi della nostra epoca, caratterizzata dalla precarietà, dal transito e da un individualismo solitario: le persone transitano nei nonluoghi ma nessuno vi abita.

[5]Iperluogo: nozione coniata dal geografo Michel Lussault per descrivere come l’esperienza dello spazio contemporaneo non sia fatta solo di punti fermi bensì di movimento, di comunicazione e interazione con altri esseri umani. Il bisogno di aggregarsi e di fare insieme si rafforza nella misura in cui la mondializzazione si afferma, questo rende gli iper-luoghi spazi privilegiati di comprensione e di azione: gestire distanze, collocazioni, separarsi e mettere in comune qualcosa, anche solo per pochi istanti.

Bibliografia

Appaduraj, A., Modernità in polvere, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2012.

Augé, M., Nonluoghi. Introduzione a un’antropologia della surmodernità, Elèuthera, Milano, 1996.

Bauman, Z., Modernità liquida, Edizioni Laterza, Roma-Bari, 2011.

Callari Galli, M., Antropologia per insegnare. Teorie e pratiche dell’analisi culturale, Bruno Mondadori, Milano, 2000.

Dei, F., (a cura di) Cultura, scuola, educazione: la prospettiva antropologica , Pacini Editore Saggistica Percorsi di antropologia e cultura popolare, Milano, 2018.

Faranda, L. (a cura di) Ascoltare le voci. Atti del Convegno nazionale di studenti e laureati in Discipline antropologiche. Roma, 18-20 novembre 2004.

Faranda, L., (a cura di), Non uno di meno. Diari minimi per un’antropologia della mediazione scolastica, Armando Editore, Roma, 2004.

Hannerz, U., La diversità Culturale, Il Mulino, Bologna, 1996.

Lussault, M., Iper-luoghi.La nuova geografia della mondializzazione, Franco Angeli,2020.

Quarantino, F., L’identità sospesa. Contributi per una didattica interculturale nella scuola primaria Tesi di Laurea a.a. 2000/2001 pubblicata sul sito del Dipartimento di Studi glottoantropologici e Discipline Musicali il 14 luglio 2004.

Simonicca, A., Dei F., Antropologia dei mondi della scuola. Questioni di metodo ed esperienze etnografiche,CISU, Roma, 2011.

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