Cosa stimola lo sviluppo dell’intelligenza? Una riflessione sul metodo Feuerstein

 

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Spesso nella nostra quotidianità ci troviamo a definire alcune persone come intelligenti, magari perché sono brave a scuola o nel lavoro, ma è solo questa l’intelligenza? L’intelligenza si può misurare attraverso test psicologici? Possiamo ridurre l’intelligenza ad un numero definito quoziente intellettivo (Q.I.)?

 L’intelligenza spesso viene considerata come un qualcosa che una persona possiede o non possiede, viene percepita, quindi, come qualcosa di fisso ed immutabile nel tempo, ma è realmente così?

Secondo Howard Gardner professore alla Harvard University nel Massachusetts, l’intelligenza non può essere considerata un unicum; egli, infatti, ribaltando totalmente il punto di vista tradizionale che considera l’intelligenza come capacità unitaria, elabora la teoria delle intelligenze multiple secondo cui esistono diversi tipi di intelligenza che entrano in gioco nelle varie sfere della vita quotidiana. I diversi tipi di intelligenza individuati da Gardner sono:

  1. intelligenza logico-matematica, abilità implicata nel confronto e nella valutazione di oggetti concreti o astratti, nell’individuare relazioni e principi;
  2. intelligenza linguistica, permette agli individui di comunicare e di costruire il significato del mondo attraverso il linguaggio;
  3. intelligenza spaziale, ovvero abilità nel percepire e rappresentare gli oggetti visivi manipolandoli idealmente anche in loro assenza.;
  4. intelligenza musicale, abilità che si rivela nella composizione e nell’analisi di brani musicali, nonché nella capacità di discriminare con precisione altezza dei suoni, timbri e ritmi;
  5. intelligenza cinestetica o procedurale, che si rivela nel controllo e nel coordinamento dei movimenti del corpo e nella manipolazione degli oggetti per fini funzionali o espressivi;
  6. intelligenza interpersonale, cioè la capacità di interpretare le emozioni, le motivazioni e gli stati d’animo degli altri;
  7. intelligenza intrapersonale, abilità di comprendere le proprie emozioni e di incanalarle in forme socialmente accettabili;
  8. intelligenza naturalistica, che permette di riconoscere e classificare abilità nel riconoscimento e la classificazione di oggetti naturali;
  9. intelligenza etica, è la capacità di riflettere su grandi interrogativi; “Chi siamo?”, “Perché esistiamo?”, “Perché moriamo?”. Secondo Gardner può essere classificata come intelligenza specifica perché si è evoluta in tutto il pianeta secondo caratteristiche omogenee;
  10. intelligenza esistenziale, riguarda la capacità di riflettere sulle questioni fondamentali concernenti l’esistenza e più in generale nell’attitudine al ragionamento astratto per categorie concettuali universali.

Inoltre, Gardner sostiene che questi tipi diversi di intelligenza sono presenti in tutti gli esseri umani, ma in diverso modo e misura.

Un altro autore importantissimo che ha sfidato la tipica visione statica dell’intelligenza è Reuven Feuerstein psicologo ed educatore israeliano, nonché fondatore del metodo Feuerstein attualmente utilizzato con bambini, ragazzi, anziani sia in assenza di disabilità sia in presenza di disabilità o difficoltà cognitive ed emotive. Egli elabora la teoria della modificabilità cognitiva secondo cui il nostro cervello è in grado di trasformarsi e rigenerarsi.

La teoria della modificabilità cognitiva di Feuerstein si fonda sul principio secondo cui ogni uomo è in grado di migliorarsi in tutte le fasi della vita proprio perché il nostro cervello, se stimolato adeguatamente, è in grado di apprendere nuove informazioni e crearne delle altre. Per Feuerstein è fondamentale l’interazione tra l’individuo e l’ambiente, ma ciò che è ancor più importante è la mediazione che avviene tra la persona e l’ambiente. La mediazione è il nucleo fondamentale e viene fatta da un educatore, pedagogista, psicologo, insegnante, ma anche dai genitori stessi, educatori per eccellenza da sempre.

Questo cosa vorrebbe dire? Che l’intelligenza dipende dalle relazioni che la persona ha fin dalla primissima infanzia? Sicuramente sì. L’uomo fin dalla nascita entra in relazione, ma la qualità delle relazioni varia molto. Feuerstein ci parla di arte della mediazione che si traduce nell’arte del domandare, poiché il domandare permette di attivare il pensiero questo perché il nostro cervello ama le domande. Esse hanno il potere di coinvolgere noi stessi e possono spostare anche le nostre credenze. Le domande guidano la conoscenza, la crescita personale, alimentano la creatività e il pensiero critico. Ma la nostra cultura è abituata a fare domande? Pensiamo all’esperienza scolastica: quanti bambini durante una lezione non alzano la mano per chiedere delucidazioni su alcuni concetti? Molti, moltissimi! Perché? Semplice, perché nella nostra società chiedere è sinonimo di debolezza. Saper domandare è importante, ma ancor più importante è lasciare il tempo alla persona di rispondere, altro punto dolente della nostra società: bisogna rispondere e subito. Il Metodo Feuerstein si pone in antitesi a questa fretta tant’è che il motto di tale metodo è: “UN MOMENTO…STO PENSANDO”.

Concludendo, ciò che risulta fondamentale riconoscere è quella che Feuerstein chiama esperienza di Apprendimento Mediato che presenta due differenti ruoli nello sviluppo dell’essere umano: fornire a chi apprende conoscenza ed esperienze che da solo non potrebbe avere con la sola esposizione sensoriale diretta e il tipo di esperienza che viene trasmessa a chi apprende. Questo vuole dire che il mediatore seleziona, organizza e arricchisce gli stimoli che vengono presentati all’individuo, con l’intenzione di modificare, rendendo efficace, il funzionamento cognitivo del soggetto. Il mediatore si pone come filtro, non espone l’apprendente a degli stimoli indiscriminati, invece seleziona quelli utili. Ad esempio, pensiamo ad un concetto scolastico ostico, se viene mediato correttamente è molto più semplice apprendere. Ecco perché, Feuerstein ci parla di arte della mediazione. Il funzionamento intellettivo dell’uomo può essere cambiato e di conseguenza anche la sua intelligenza.

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Bibliografia

D’Alonzo, L., Disabilità e potenziale educativo, La Scuola, Brescia, 2002.

Danesi, M., Cervello, linguaggio ed educazione, Bulzoni, Roma, 1988.

Feuerstein, R., Rand, Y., La disabilità non è un limite: se mi ami costringimi a cambiare, Libriliberi, Firenze.

Feuerstein R., Il programma di arricchimento strumentale. Fondamenti teorici e applicazioni pratiche, Erickson, Trento, 2014.

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