Gay omofobi: è possibile?

 

Immagine di Martina Lofrinch

“L’odio della società nei confronti degli omosessuali si trasforma in odio verso se stessi” – D. Borrillo

Nel 2012 L’Unione Europea ha condotto un sondaggio¹ volto a indagare la percentuale di omofobia e transfobia presente nei paesi che la costituiscono. L’Espresso, due anni più tardi, ha pubblicato un articolo online²  in cui si prendono in esame alcuni risultati del sondaggio. «Sulla discriminazione in base all’identità di genere, il nostro Paese registra un 18 per cento, mentre per quella sull’orientamento sessuale la condanna è senza appello: siamo al 92 per cento” così recita l’articolo nel paragrafo “L’Europa discrimina, l’Italia di più”».

Purtroppo non è raro, ancora oggi, leggere notizie che riportano atti di violenza, derisione, aggressione e più in generale, discriminazione nei confronti di persone omosessuali. I media che diffondono le notizie solitamente definiscono “omofobi” (o omofobici)³ i soggetti che compiono gli atti, i presupposti che li hanno generati e tutto ciò che concerne l’accaduto. Dunque, possiamo sostenere di essere (purtroppo) abituati ad aver a che fare con l’omofobia⁴. Ma c’è un tipo di omofobia di cui non si sente parlare, se non nell’ambito scientifico. Eppure, questo tipo di omofobia ci sorprende⁵: è l’omofobia delle persone omosessuali stesse. A questo punto è chiaro che, ancor prima di delineare l’argomento, possiamo rispondere affermativamente alla domanda posta nel titolo: Gay omofobi: è possibile? Sì, anche le stesse persone omosessuali possono avere interiorizzato pregiudizi, stereotipi e atteggiamenti negativi omofobici dalla loro cultura di appartenenza. Questo può tradursi in un rifiuto del proprio orientamento sessuale o, ad esempio, nella giustificazione di comportamenti e atteggiamenti omofobici subiti.

Per comprendere meglio come possa avvenire tale fenomeno (l’omofobia interiorizzata) è necessario fare un passo indietro e delineare cosa sia l’omofobia.

Lingiardi (2014) la definisce come un insieme di stereotipi e credenze che riesce a spiegare e giustificare atteggiamenti e comportamenti discriminatori in riferimento all’orientamento sessuale di qualcuno. La definizione dello psichiatra e psicoanalista milanese pone in risalto la matrice sociale e culturale del fenomeno. Infatti, nonostante il suffisso “fobia” rimandi ad una dimensione diagnostica-individuale, non ci si riferisce alla reale paura di qualcuno quanto a una negatività nei confronti delle persone omosessuali (declinabile in vari modi, quali ad esempio il disprezzo, la discriminazione o l’aggressione verbale). Gli atteggiamenti e i comportamenti omofobici non sono, quindi, messi in atto irrazionalmente o come riflesso ad uno stimolo spaventoso, bensì sono spesso agiti intenzionalmente e volti a difendere il gruppo dominante dalla (presunta) minaccia di una minoranza, oppure per “imporre valori culturali e religiosi” (cfr. Montano, 2007).

Come si genera l’omofobia?

Come è noto, la società, la cultura e “gli altri”, influenzano fortemente il modo con cui le persone costruiscono la realtà che le circonda (cfr. Berger e Luckmann, 1969). In altre parole, sono le persone stesse a costruire la realtà attraverso vari processi di significazione e creazione di costrutti. In che modo avviene tutto ciò? I significati che le persone attribuiscono alle cose derivano «dal modo in cui altre (persone) agiscono nei suoi confronti rispetto a quella cosa: le loro azioni contribuiscono a definirla per la persona» [Blumer,  2009:42].

Se ciò è valido per qualsiasi cosa, anche gli atteggiamenti riguardanti la sessualità e l’orientamento sessuale vengono, in quanto costrutti sociali, appresi (cfr. Herek, 1984) attraverso vari processi di socializzazione e interiorizzazione. È attraverso il modo con cui gli altri si comportano verso le persone omosessuali, che interiorizziamo un certo tipo di atteggiamento nei loro confronti. Ne consegue che una società eterosessista come quella italiana (senza ignorare il ruolo che i culti religiosi possono avere nella costruzione di tali costrutti)⁶ porta con sé numerosi significati, credenze, stereotipi e pregiudizi che contribuiscono alla formazione di una cultura omofobica.

In altri termini, le società eterosessiste impongono (implicitamente) l’eterosessualità come la norma e relegano tutto ciò che non lo è alla dimensione della devianza, facendo sì che lo si consideri sbagliato e innaturale. Come abbiamo già accennato, la cultura viene appresa e interiorizzata da chi fa parte della società già dalle prime fasi dello sviluppo. Gli aspetti culturali omofobici, quindi, vengono appresi da subito (più o meno implicitamente) anche dalle persone omosessuali che spesso non sono ancora consapevoli del proprio orientamento sessuale (cfr. Dèttore et al, 2014). Come sottolinea Weinberg (autore del termine “omofobia”) le persone omosessuali che, influenzate dalla cultura omofobica, hanno “detestato” le proprie pulsioni omosessuali, possono sviluppare un atteggiamento omofobico al pari delle persone eterosessuali (cfr. Weinberg, 1972).

Tale fenomeno prende il nome di omofobia interiorizzata, intendendo con questo termine una particolare forma di rifiuto e negatività vissuta da persone omo-bisessuali nei confronti dell’omosessualità stessa, dei comportamenti omosessuali, dei sentimenti omoerotici, delle relazioni omosessuali o dell’autodefinizione come gay o lesbica (cfr. Montano, 2007). Gay e lesbiche possono anche non sapere quanto l’omofobia interiorizzata incida nella loro vita, poiché non sempre sono consapevoli di vivere tale fenomeno e, inoltre, perché la sua presenza e il suo grado variano da persona a persona in base a numerose variabili, individuali e sociali.

Goffman, nel celebre saggio Stigma: Notes on the management of spoiled identity (1963), sottolinea quanto possa essere doloroso e sconvolgente scoprirsi portatori di uno stigma considerato tale da noi stessi. Se si cresce in una cultura che etichetta l’omosessualità come malattia e perversione, indegna di amore, rispetto e diritti civili è possibile che la persona omosessuale, che si scopre tale, sviluppi un’immagine di sé svalutante (cfr. La Sala, 2006)

Perché parlarne?

È necessario precisare, per evitare fraintendimenti, che l’omofobia interiorizzata non è un tratto interno alla persona ma una conseguenza di numerose variabili individuali e socio-culturali (cfr. Frost e Meyer, 2009). Inoltre l’omofobia interiorizzata porta con sé numerose e importanti conseguenze, che possono diventare anche gravi. Queste spaziano dal disagio psicologico all’isolamento, dalla difficoltà nelle relazioni intime ed affettive alle disfunzioni sessuali, ma anche dalla pratica di sesso non sicuro all’abuso di sostanze, per poi giungere a casi di disturbi del comportamento alimentare o, addirittura, a casi di suicidio (cfr. Lingiardi, 2014).

Ecco che appare dunque necessario formare una conoscenza sul fenomeno. In conclusione riportiamo le parole dell’interessante studio, già citato, condotto da Frost e Meyer: «I fattori di stress legati all’eterosessismo dovrebbero essere combattuti su tutti i livelli. Ma in aggiunta agli sforzi fatti per combattere lo stigma sociale a livello macrosociale, l’attenzione deve essere rivolta all’aiutare individui LGB⁷ affinché possano negoziare questo stigma e sviluppare un concetto di sé positivo, attraverso la consulenza e servizi di prevenzione» [Frost e Meyer, 2009:15].

Coerentemente con le parole di Frost e Meyer, alleghiamo l’indirizzo del sito dello sportello You Are Important. Servizio (gratuito) di ascolto e consulenza psicologica di Padova, rivolto a persone coinvolte (direttamente o indirettamente) alle tematiche LGBT⁸: http://www.tralaltro.it/you-are-important/

Manuela Anna Pinducciu

 

1http://fra.europa.eu/en/publications-and-resources/data-and-maps/survey-data-explorer-lgbt-survey-2012
2http://espresso.repubblica.it/inchieste/2014/07/28/news/omofobia-la-mappa-dell-odio-in-europa-e-l-italia-e-il-paese-che-discrimina-di-piu-1.174696?refresh_ce

3http://www.accademiadellacrusca.it/en/italian-language/language-consulting/questions-answers/omofobo-omofobico

4In realtà oggi sarebbe più corretto parlare di omobitransfobia in riferimento non solo alle discriminazioni subite da omosessuali ma anche da bisessuali e/o transessuali.

5Ne è un esempio il polverone suscitato dall’intervista di Dolce e Gabbana rilasciata a Panorama, http://www.panorama.it/news/cronaca/dolce-gabbana-lunica-famiglia-quella-tradizionale/

6Per approfondire questo aspetto si consiglia: Barbagli M., Colombo A., (2007), Omosessuali moderni. Gay e lesbiche in Italia, Bologna, il Mulino. Barnes D. M., Mayer I. H., (2012), Religious affiliation, internalized homophobia and mental health in lesbians, gay mens and bisexuals, American Journal of Orthopsychiatry, 82 (4), 505-515.

7LGB: Lesbiche, Gay, Bisessuali

8LGBT è l’acronimo indicante Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transessuali.

Bibliografia

Berger, P. L., Luckmann, G., (1966), “The construction of reality”, New York, Doubleday (tr. it. “La realtà come costruzione sociale”, (1969) il Mulino, Bologna)

Blumer, H., (2009), La metodologia dell’interazionismo simbolico, Armando Editore, Roma

Borrillo, D., (2009), Omofobia, storia e critica di un pregiudizio, Edizioni Dedalo, Bari.

Dèttore, D., Petilli, A., Flebus, G. B., (2014), Religione e omosessualità: uno studio empirico sull’omofobia interiorizzata di persone omosessuali in funzione del grado di religiosità, Department of Psychology, University of Florence, Florence, Italy – Istituto Miller, Florence/Genoa, Italy – Beck Institute, Rome, Italy – University of Milan/Bicocca, Milan, Italy

Frost, D. M., Meyer, H. I., (2009), “Internalized homophobia and relationship quality among lesbians, gay men and bisexuals”, in J. Couns Psychol. 56(1)

Goffman, E., (1963), Stigma: Notes on the management of spoiled identity, englewood Cliffs, NJ: Prentice-Hall, Inc.

Herek, G. M., (1984), “Beyond “homophobia”: a social psychological perpective on attitudes towards lesbians and gay men”, in Journal of homosexuality, 10 (1-2)

LaSala, M. C., (2006), “Cognitive and Environmental Interventions for Gay Males: Addressing Stigma and Its Consequences”, in Families in Society: The Journal of Contemporary Social Services, (87)

Lingiardi, V., Nardelli, N., (2014), Linee guida per la consulenza psicologica e la psicoterapia con persone lesbiche gay bisessuali, Raffaello Cortina Editore, Milano

Montano, A., (2007), “L’omofobia interiorizzata come problema centrale del processo di formazione dell’identità omosessuale, Riv. Sessuol., 31(1)

Weinberg, G., (1972), Society and the healthy homosexual. New York. St. Martin’s Press.

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