L’Eredità Emotiva – G. Atlas (La recensione)

«Non sono i morti a tormentarci, bensì il vuoto lasciato dentro di noi dai segreti degli altri». Con questa frase di Maria Torok e Nicolas Abraham, Galit Atlas inaugura il primo capitolo del suo l’Eredità Emotiva, edito da Raffaello Cortina Editore (2022). Galit Atlas è una psicoanalista newyorchese nata in Israele, classe 1971, che in quest’opera ha deciso d’intrecciare gli episodi significativi raccontati dai suoi pazienti con la propria storia personale.

Undici capitoli, undici persone, undici storie. 

C’è Lara, nipote di una nonna abusata dal suo stesso fratello, che non riesce a capire se anche lei sia stata davvero abusata dal proprio. Eve, affascinante quarantenne in carriera con una vita apparentemente invidiabile, che in realtà porta dentro di sé la depressione mai riconosciuta di una madre che ha perso la propria da adolescente, nel giorno del suo quattordicesimo compleanno. 

Rachel, che fin da bambina è spaventata dallo stesso incubo e che scoprirà essere collegato a un segreto mai rivelato del nonno, sopravvissuto ad Auschwitz. Leonardo, che lotta senza saperlo contro il fantasma di un padre che a cinque anni ha assistito al suicidio del proprio. E poi Noah, Jon, Ben, Dana. Naomi, Guy, Alice. E la stessa Galit. Il filo conduttore è sempre lo stesso: un’eredità emotiva che assume i contorni del trauma, sufficientemente irrisolta da arrivare al capro espiatorio ancora intatta e ricolma di dolore. Ma del dolore di qualcun altro.

E così abusi sessuali, morti premature, abbandoni, lutti non riconosciuti, retaggi culturali e Olocausto s’incarnano nelle vite delle generazioni successive, come un materiale indigesto che, proprio perché inelaborato, viene tramandato tutto in blocco a corrompere il corpo e la psiche dei nuovi arrivati che vengono al mondo. Fino al momento in cui non si va in terapia. Lí, con un lento lavoro di analisi, esplorazione e risignificazione, si può finalmente dare un nome al fantasma che ci si porta dentro. Finché non è più lui ad appropriarsi continuamente di te, ma tu che lo hai domato.

l'eredità emotiva - galit atlas

Il libro è diviso in tre parti:

la prima è dedicata ai nonni, al trauma delle generazioni precedenti che si reincarna nel presente; la seconda è rivolta ai segreti dei genitori che si riverberano sulle vite dei figli mentre l’ultima si concentra su noi stessi, sull’importanza dell’elaborazione personale per rompere il ciclo traumatico che portiamo con noi.

L’evidenza scientifica che sta alla base di quest’opera proviene dalle neuroscienze e dagli studi dull’epigenetica. Secondo gli studi degli ultimi cinquant’anni, infatti, il trauma è in grado di lasciare un’impronta chimica sui nostri geni, che vengono dunque modificati. Questa impronta viene poi trasmessa alle generazioni successive, condizionandone l’espressione genica e quindi l’esistenza. Non solo, ma nel libro si affronta anche il concetto di “comunicazione inconscia” e cioè quel processo comunicativo non-verbale che avviene anche in assenza d’intenzione e consapevolezza. Questo implica l’esistenza di un’interconnessione che sta al di fuori del nostro controllo, che avviene anche quando non ce ne accorgiamo.

Nonostante il taglio psicoanalitico e psicoterapeutico, il testo è scritto in modo scorrevole e accessibile, con un linguaggio comprensibile anche ai non-psicologi. Particolarmente indicato per gli studenti di psicologia, soprattutto quelli ai primi anni, che posseggono già qualche coordinata per orientarsi nella psiche ma che hanno ancora tutto l’universo psicoterapeutico da scoprire. Tuttavia, essendo un’opera priva di riferimenti bibliografici, lo studente e lo psicologo attento potrebbero avere qualche difficoltà ad utilizzarla per scrivere tesi o articoli scientifici.

Gloria Rossi

Info

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.