Istruzioni per l’uso della creatività: a cosa serve e come potenziarla 

creatività

Sempre più spesso si sente parlare delle cosiddette Life skills, una gamma di abilità cognitive, emotive e relazionali di base che ci consentono di divenire competenti sia sul piano individuale che su quello socio-relazionale e ci permettono di mettere in atto dei comportamenti atti a rispondere, in modo efficace, alle richieste che provengono dall’ambiente e dalla vita quotidiana. L’OMS stessa (OMS, 1992) identifica dieci skills for life e, tra di esse troviamo anche il pensiero creativo. Ma che cos’è la creatività? E soprattutto, in che modo e in quali contesti si può stimolare e/o potenziare? 

La creatività: una facoltà umana

Nel corso degli anni son state svolte numerose ricerche per poter dare una definizione univoca ed esaustiva di creatività, capirne i meccanismi e identificare le caratteristiche dell’essere creativi. Un buon modo per definirla consiste nel ritenerla una facoltà umana che consente di svolgere attività produttive particolari, ossia ottenere un prodotto di qualche tipo, come ad esempio una risoluzione ad un problema, la creazione di un nuovo e utile oggetto, un’opera d’arte o altro (Bianchi e Di Giovanni, 2005, p.199).

Per poter giungere a un risultato di questo genere, dobbiamo sapere che la creatività attinge da molte facoltà in nostro possesso, come l’attenzione, l’immaginazione, la capacità di creare inferenze e altro, e che, nonostante molti tendano ad associare il pensiero creativo ad artisti o bambini, in realtà, «come altre capacità umane, i nostri poteri creativi possono essere coltivati e perfezionati» (Robinson, 2020, p.139) . Dunque, non esiste la persona creativa ma ci si può allenare ad essere tali. 

Immaginazione, creatività e innovazione

Ken Robinson ci dice che «essere creativi significa mettere all’opera l’immaginazione» che, a sua volta, è quella capacità di portare alla mente cose che non sono presenti ai nostri sensi (2020:139). Affinché un prodotto venga considerato come risultato di un’attività creativa, tendenzialmente deve rispondere a quattro requisiti:

  1. deve essere innovativo, cioè portare a individuare soluzioni altre, scoprire cose che non si sapevano, introdurre metodi o strumenti non tradizionali;
  2. il prodotto creativo è originale, inconsueto, talvolta unico;
  3. dev’essere di qualità, inteso come utile,  ad esempio nuove scoperte o invenzioni, oppure bello, come ad esempio le opere d’arte;
  4. infine, deve essere apprezzabile, ovvero gli vengono riconosciute delle caratteristiche oggettive per cui quel prodotto può essere riconosciuto e stimato come “qualcosa di valido”.

Il pensiero divergente può essere d’aiuto! 

Il tipo di risultato sopra descritto si può ottenere quando cerchiamo di dare una risoluzione a un problema aperto, ovvero quando utilizziamo un pensiero divergente che ci consenta di trovare e valutare differenti risposte a quel problema.

«È creativa una mente sempre a lavoro, sempre a far domande, o scoprire problemi dove gli altri trovano risposte soddisfacenti, a suo agio nelle situazioni fluide nelle quali gli altri fiutano solo pericoli, capace di giudizi autonomi e indipendenti, che rifiuta il codificato, che rimanipola oggetti e concetti senza lasciarsi inibire dai conformismi. Tutte queste qualità si manifestano nel processo creativo» (Guerra, 2017, p.148).

La creatività va stimolata, ma in che modo?

Per prima cosa è necessario tener conto dell’ambiente. Vecchie ricerche (Stein, 1968)  suggeriscono che la creatività si sviluppa più facilmente nelle persone di estrazione socio-economica medio-alta, che riescono a godere di un clima stimolante a livello intellettivo nella famiglia di origine e delle possibilità offerte dalle disponibilità economiche. Ma più delle condizioni socio-economiche contano le caratteristiche dell’educazione ricevuta e del “clima psicologico” vissuto in famiglia. Le ricerche di McKinnon (1962), Helson (1967) e Barron (1969) mettono bene in evidenza che per lo sviluppo della creatività è necessaria ed essenziale un’educazione tollerante e tesa ad incoraggiare l’autonomia.

Fin qui abbiamo parlato esclusivamente dell’ambiente inteso come famiglia, ma il contesto scolastico, complementare nello sviluppo e nella formazione dell’individuo, riesce ad incoraggiare adeguatamente la creatività?

La scuola e gli insegnanti sono in difficoltà, ma si può rimediare.

In questi ultimi anni la scuola è stata più volte oggetto di riforme nonché perno di un acceso dibattito su metodi, materie da insegnare, obiettivi da perseguire.

Purtroppo, ancora troppo spesso si è in presenza di una scuola che finisce per insegnare nozioni disciplinari, la disciplina, il rispetto per le istituzioni e le autorità, il conformismo, la competitività e l’adattamento sociale. In più, se vi aggiungiamo  l’organizzazione rigida delle attività, con orari e attività stabiliti e uguali per tutti, possiamo ben comprendere che la scuola così strutturata non favorisce le attività creative che, al contrario, necessitano di un clima disteso, senza troppe scadenze o ritmi serrati.

La persona maggiormente creativa tende alla non convenzionalità e a quella che potremmo definire “riverenza non obbligata”; inoltre, è maggiormente propenso a contare  sulle proprie abilità, capacità e possibilità, piuttosto che su quelle altrui (Raudsepp, 1991; Bianchi e di Giovanni, 2005). Tenendo conto di questo, per favorire la creatività in classe possiamo tenere a mente alcune piccole indicazioni che, seppur minime, possono fare la differenza (Bianchi e Di Giovanni, 2005).

  • Tollerare gli errori

Per essere creativi bisogna correre dei rischi conoscitivi, ovvero tentare elaborazioni inferenziali che potrebbero rivelarsi totalmente o parzialmente errate. Questa libertà di manipolazione informativa, e la conseguente ricostruzione di pensiero, consentono di allargare gli orizzonti e raggiungere la novità, stimolano l’originalità e l’apprezzabilità del proprio operato. A questo, però, devono seguire anche dei momenti più rigorosi, ad esempio attraverso la compilazione di schede o discussioni guidate, in cui si fa una verifica e un’analisi critica di quanto emerso dagli studenti.

L’alternanza tra momenti di libera ideazione e momenti di rigore e valutazione, volti a comprendere i processi di elaborazione creativa (dunque come si è arrivati da A a B), le risorse utilizzate, le finalità ecc, dovrebbe consentire agli studenti stessi di abituarsi sia alla tolleranza degli errori, sia alla critica degli stessi in un’ottica di accettazione ma anche di punto di partenza per ulteriori sviluppi conoscitivi.

  • Finalizzare gli insegnamenti e le attività 

Non dobbiamo pensare che il lavoro creativo sia solo avere delle idee strambe, inusuali e di fantasia: esso implica sempre un perfezionamento, delle verifiche e delle rimodulazioni (Robinson, 2020). In poche parole: «Tutti i piccoli hanno intuizioni spiazzanti e pensieri profondi […]. Il problema è che i pensieri dei bambini sono volatili, non tornano mai indietro. Se non c’è qualcuno che li acchiappi, li trattenga e mostri loro quanto sono ricchi e importanti, si disperdono come la nebbia al mattino e non ne resta memoria» (Guerra, 2017, p.158)

  • Non sovrastare gli alunni con le proprie personali idee

Spesso e volentieri gli insegnanti tendono a riferire in classe tutto ciò che sanno in merito ad un argomento e magari si sentono insoddisfatti se non riescono a esplicare tutto ciò che avevano pensato di dire. Non è necessario!

L’insegnante può anche evitare di offrire idee e soluzioni pronte per ogni problema che emerge ma, al contempo, può utilizzare questi problemi aperti come punto di partenza per affrontare la tematica in modo più attivo e collaborativo, magari suddividendo la classe inizialmente in sottogruppi, promuovendo il confronto di lavori e, infine, incentivando  la creazione di collegamenti attraverso l’unione delle informazioni emerse nei piccoli gruppi. 

 Da ciò che sappiamo oggi, grazie ai numerosissimi studi e alla letteratura presente sul tema, la creatività non è una facoltà presente solo in alcune categorie di persone ma è integrante del pensiero umano e, spesso e volentieri, entra in gioco nella vita di tutti i giorni. Se vogliamo che i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze diventino persone creative «dotate di fantasia sviluppata e non soffocata (come in molti adulti) noi dobbiamo […] fare in modo che memorizzino più dati possibili, nei limiti delle loro possibilità, per permettergli di fare più relazioni possibili, per permettergli di risolvere i propri problemi ogni volta che si presentino» (Munari, 2017, p. 30).

 

isabella gramaiIsabella Gramai

Info

 

 

 

 

Bibliografia

Avalle U., Maranzana M., Sacchi P., Corso di Scienze Sociali, Zanichelli, 2006

Bianchi A., Di Giovanni P., Psicologia oggi, Paravia, 2005

Guerra M. (a cura di), Materie intelligenti – Il ruolo dei materiali non strutturati naturali e artificiali negli apprendimenti di bambine e bambini, Edizioni junior, 2017

Moretti V. (a cura di), Emozioniamoci – Educazione emotiva in classe (12 – 17 anni), Erickson, 2017

Munari B., Fantasia, Editori Laterza, 2017

Raudsepp E., L’importanza di essere creativi – 50 giochi ed esercizi per rafforzare la creatività nella professione, Franco Angeli/ Trend, 1991

Robinson K.,Aronica L., Scuola creativa – Manifesto per una nuova educazione, Erickson, 2020

Sirigatti S.  e Stefanile C., L’ambiente socio-familiare nei suoi rapporti con produzione convergente e divergente e manifestazioni creative, in S. Gori-Savellini, Studi e ricerche sulla creatività, 1984

Sitografia

https://www.lifeskills.it/le-10-lifeskills/

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