Il futuro della nostra salute – Silvio Garattini (La Recensione)

Il futuro della nostra salute è un saggio del 2021 redatto da Silvio Garattini, noto ricercatore e farmacologo italiano fondatore e presidente dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri” , edito da Edizioni San Paolo.

Tema centrale del testo è il diritto alla salute, che per il contesto italiano è sancito dalla Costituzione (Art. 32) e si concretizza attraverso il Servizio Sanitario Nazionale. Fondato nel 1978 con la legge numero 833, è da sempre uno dei fiori all’occhiello dell’Italia, poiché retto sui pilastri di Universalità, Equità e Gratuità.

Il futuro della nostra salute

L’evento pandemico da covid-19 ha fatto emergere l’unicità di tale sistema e al tempo stesso le forti criticità e carenze con la necessità di attuare rinnovamenti per rafforzarlo e soprattutto preservarlo, a fronte di un lento ma progressivo agire rivolto al suo indebolimento, a sostegno di una cura sempre più privatizzata ed elitaria.

Garattini propone un programma di rinnovamento basato su:

  1. Cambiamenti culturali.
  2. Cambiamenti strutturali e organizzativi.

I cambiamenti culturali interessano la rivalutazione della prevenzione come fine ultimo per un guadagno reale in salute a scapito delle cure e degli interessi economici e consumistici che troppo spesso prendono il sopravvento. Prevenzione che, sottolinea Garattini, non è esclusivo affar medico bensì fortemente connesso a dinamiche socio-economiche, da indagare. A fianco della prevenzione vi sono la ricerca, auspicata come maggiormente indipendente, la formazione  – sin dalle scuole primarie, passando dall’università a quella continua del personale sanitario oltre che di quello dirigenziale – e l’informazione, che sia indipendente e amplifichi il più possibile la partecipazione sia all’interno che all’esterno del SSN, mettendo così al primo posto la conoscenza per il pubblico, per le associazioni di pazienti e limitare il mercato della medicina.

Quanto alle modifiche strutturali e organizzative, Garattini propone la trasformazione dell’impianto SSN, ad esempio in una Fondazione, al fine di snellirlo dalla burocrazia troppo spesso ostacolante, senza dimenticare il suo fine ultimo no profit, e riducendo nel tempo la competitività del privato, che diverrebbe così una modalità di integrazione e non di sostituzione di ciò che il SSN avrebbe difficoltà a realizzare. Al tempo stesso è rimarcata la necessaria riduzione della visione ospedalocentrica della cura, puntando su una medicina di maggiore prossimità – la cosiddetta  medicina del territorio – che diverrebbe complementare alla prima e consentirebbe ai professionisti della cura di poter far rete e porre così l’ospedale come esclusiva meta finale e inevitabile di cura.

Un “volumetto” per chiunque

Il saggio, è definito dall’autore stesso “volumetto” per via della sua corposità poco in linea coi classici testi della letteratura scientifica biomedica (circa 180 pagine). Il registro linguistico è colloquiale, al fine di rendere le riflessioni fruibili a un ventaglio il più ampio possibile di lettrici e lettori, e al tempo stesso poter consentire un accesso facilitato a contenuti di approfondimento attraverso riferimenti bibliografici. Lettrici e lettori che non sono altro che cittadine e cittadini con la possibilità di riscoprire e riprendere consapevolezza dell’unicità del servizio sanitario nazionale italiano, e del diritto alla salute come diritto universale, risvegliando un senso civico rivolto alla protezione dello stesso. Il punto di vista qui presentato è prettamente biomedico, poiché coincide col background formativo dell’autore, ma risulta essere un passo da cui partire per integrare gli studi su cura e salute con altre discipline, in primis le scienze sociali.

 

Daniela Bernocchi

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